La porta segreta

Mac Barnett è un noto scrittore per bambini, nato in California nel 1982, questo è il suo primo libro per adulti. Però è un libro sui libri per bambini, e, più precisamente, “Parla di quanto gli adulti debbano lavorare sodo per pubblicare bei libri per bambini e farli arrivare nelle vostre mani, perché voi siete dei lettori intelligenti ed esigenti, ed avete il diritto di avere belle storie”, spiega l’autore a un gruppo di mocciosi. Eh sì, libri belli, perché ammettendo che sia vera la fantomatica rivelazione di Sturgeon – “Il novanta per cento di qualsiasi cosa è robaccia” – ne consegue che allora “il 94,7% dei libri per bambini sono robaccia” scrive Barnett. Certo, commenteranno i lettori adulti, sono soltanto libri per bambini… che cosa possiamo pretendere da un libro di serie B? Ecco, la frittata è fatta, La porta segreta vuol essere la risposta, a volte ironica ma molto molto seria, a una considerazione tanto banale che purtroppo è quella di molti lettori forti nonché di alcuni scrittori affermati: i bambini sono piccoli e dunque si accontentino di piccoli libri, poi cresceranno e il discorso si farà diverso. Così si apre la stura ai libri-robaccia che, non so se siano davvero il 94,7% del totale, che ovviamente è un numero inventato, ma, a naso, non siamo molto lontani dalla realtà. Il tutto ci porta a comprendere quanto sia difficile, per un adulto non particolarmente ferrato in materia e molto spesso anche poco sensibile al problema, scegliere un libro che sembri bello non soltanto a lui, che lo compra, ma soprattutto al bambino che ne è il vero destinatario. Perché, come scrive Bennet, “Il cervello dei bambini funziona diversamente. Sono, per definizione, più nuovi di noi in questo mondo”. Non solo, in fin dei conti l’unico criterio valido per scegliere un libro per loro rimane il più importante in assoluto: “le storie più belle per i bambini, come le storie più belle per gli adulti, dicono la verità su cosa significhi essere umani in questo mondo”. Impegnativo? Senz’altro. Ma siamo sicuri che leggere il libro di Marc Barnett sia un buon inizio per porsi per lo meno il problema – che, a ben vedere, non riguarda soltanto i bambini, ma anche, e soprattutto, noi (che non siamo “nuovi” come loro).

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